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Omeopatia

di Sergio Canini 30/07/03
Mi tiene compagnia, durante il lavoro, il terzo programma di Radio Rai che, alternando il jazz alla musica classica, e poi con le varie rubriche ed i Radiogiornali mi accompagna fino all’ora di chiusura.

Tra le rubriche del mattino ce n’è una dedicata alla scienza che attira particolarmente il mio interesse. Poco tempo fa l’argomento del giorno era “scienza e pseudoscienza”, conduceva Claudia Di Giorgio, fino ad allora la mia conduttrice preferita di quella rubrica per la padronanza con la quale trattava di giorno in giorno i vari argomenti ponendo anche domande pertinenti a coloro che si alternavano al microfono (scienziati e ricercatori) e spesso chiarendo le loro risposte quando esse erano troppo tecniche. Quella mattina, dopo la varie interviste nelle quali si ribadiva che cosa è scienza e cosa non lo è (ma le risposte erano abbastanza scontate) quando si aprì il tempo riservato agli ascoltatori durante il quali essi possono porre domande e fare osservazioni, decisi di intervenire chiedendo perché, durante la trasmissione, nessuno aveva citato, fra le non scienze, l’omeopatia. La mia domanda venne giudicata interessante dall’assistente che filtrava le telefonate, quindi la potei porre in diretta a Claudia di Giorgio. Appena la ebbi formulata fu evidentissimo l’imbarazzo della conduttrice ed il suo tentativo di evitare che continuassi ad esporre il mio quesito, riuscii solo a dire che nessuno aveva mai dimostrato che l’acqua conserva l’impronta delle molecole che già si passava alla domanda di un altro ascoltatore. Fu un’evidente censura dettata da ancora più evidenti ragioni. Si possono toccare gli astrologi ma guai a toccare i medici, anche se medici omeopatici. Ma non voglio porre l’accento su questo fatto, desidero invece dire come la penso sull’omeopatia ed eventualmente aprire una discussione (forum) sull’argomento con chi vorrà contribuirvi. Orbene tra le medicine alternative credo che l’omeopatia sia al primo posto, inoltre esistono moltissime persone che si curano con successo (dicono) con tale medicina.

L’omeopatia nasce circa 200 anni fa ad opera di un medico di nome Hahnemann (1755 1843) il quale, conseguita la laurea in medicina, trova inadeguate le terapie in uso nell’epoca e, partendo dall’osservazione che le stesse sostanze che curano la malattia, assunte in assenza della stessa possono provocare gli stessi sintomi, immagina che gli agenti delle malattie oppure sostanze che provochino gli stessi sintomi delle malattie, possano anche servire per curarle, se assunte in piccolissime dosi. In particolare egli osservò gli effetti del chinino che già allora si usava per curare la malaria e che preso in assenza della malattia, sembra che ne provochi gli stessi sintomi. Si tratta di una teoria che oggi nessuno prenderebbe in considerazione, ma allora poteva apparire né migliore né peggiore delle teorie vigenti. Nessuno rilevò il fatto che in effetti il chinino cura sì ma a dosi terapeutiche e che a piccolissime dosi è inefficace. Non si può non notare, oggi, come il pensiero di Hahnemann sia stato probabilmente influenzato dalla pratica della vaccinazione antivaiolosa che, sia pure non nelle forme che oggi noi conosciamo, veniva praticata dai cinesi fin dai tempi antichi e che fu introdotta in Europa da Lady Montague nel 1717 Si trattava di far contrarre agli individui ancora sani forme benigne e quindi non mortali della stessa malattia, avendo notato che l’ammalarsi di tale tipo di vaiolo preveniva poi dall’ammalarsi delle forme gravi e mortali. In realtà fu Jenner, un altro medico contemporaneo di Hahnemann a perfezionare la preparazione e l’applicazione del vaccino antivaioloso e 100 anni più tardi fu Pasteur a comprendere la tecnica che avrebbe permesso di preparare vaccini anche per altre malattie di tipo infettivo. Tornando ad Hahnemann, questi, influenzato o meno dalla pratica della vaccinazione, ritenne di poter preparare dei farmaci sottoponendo a fortissima diluizione gli stessi agenti che provocavano la malattia (oppure gli stessi sintomi della malattia) dinamizzando inoltre le successive soluzioni al fine di conferire alla stessa acqua che costituiva il solvente proprietà terapeutiche. Per meglio chiarire come avviene la preparazione di un farmaco omeopatico è bene seguire passo passo il processo.

Dunque si prende una frazione dell’agente ritenuto utile per la cura (che in definitiva sarebbe lo stesso che provoca la malattia) e lo si pone in un litro di acqua contenuta in un recipiente che può essere una bottiglia. Si tappa la bottiglia e si agita per parecchie volte (gli omeopati preferiscono usare il usare il verbo dinamizzare, ma è la stessa cosa). Quindi si prende una goccia di acqua da questa bottiglia e la si versa in una seconda bottiglia contenente un litro di acqua, si agita, si prende una goccia e la si versa in una terza, si agita ed in una quarta, in una quinta, in una sesta, in una settima, in una ottava, in una nona, in una decima. Ora il farmaco, cioè l’acqua contenuta nell’ultima bottiglia è pronto, oppure si procede ad ulteriori diluizioni e dinamizzazioni. Mi sorge spontanea una domanda: è ragionevole ritenere che l’acqua contenuta nell’ultima bottiglia rappresenti un farmaco? Il Professor Silvio Garattini, farmacologo di massimo livello, durante una trasmissione televisiva che trattava di medicina, ebbe a dire che le farmacie che vendono farmaci omepatici “in realtà vendono il nulla”. Ma se la ragione ed il Professor Garattini inducono a dare una risposta negativa alla mia domanda spontanea, in tale senso orienta anche qualsiasi considerazione di tipo scientifico. A proposito della diluizione, quando questa è arrivata a livello molecolare, non può procedere oltre. In altre parole nell’ultima diluizione c’è per lo meno una molecola della sostanza attiva oppure no. Ma se c’è, trattandosi di sostanza che provoca una malattia, potrebbe essere venduta? Ed in ogni caso, che effetto può avere in un individuo che essendo malato di tale malattia, ospita già milioni o miliardi di tali molecole? Gli omeopati sostengono che l’acqua conserva l’impronta delle molecole delle sostanze con le quali è venuta a contatto, una specie di memoria a cui sarebbe indotta dalla dinamizzazione (agitazione). Anche se fosse vero non si vede perché questa acqua dovrebbe agire da farmaco. L’organismo malato sta già facendo il possibile per combattere la malattia e lo stimolarlo con un prodotto che conserva una memoria della stessa malattia non può in alcun modo essere di aiuto. Ma l’esistenza di questa memoria dell’acqua è stata dimostrata una sola volta, negli ultimi duecento anni da un laboratorio che aveva commesso un errore e smentita nei giorni successivi dalla stesso laboratorio e da tutti gli altri laboratori del mondo. L’efficacia dei farmaci omeopatici non viene inoltre testata per confronto con il placebo a con altri farmaci la cui efficacia sia nota, come accade invece per i veri farmaci che, in assenza di queste certificazioni, non sarebbero ammessi alla vendita.

E allora?
“…Similia similibus curantur…”
Basta una frase latina per accreditare l’omeopatia?

E-mail canini@caninialtoparlanti.it – Via Fazio, 36 – 19121 – La Spezia – Tel./Fax 0187-739778

Dal forum sul sito di Sergio Canini

From: paolo buonamico
To: canini@caninialtoparlanti.it
Sent: Monday, August 04, 2003 11:42 PM

Salve ci siamo già parlati o meglio scritti altre volte (si trattava di aggiustare altoparlanti, per ora ancora lì a morire, si vedrà). Le scrivo perchè sono un medico e condivido pienamente ciò che dice. I farmaci omeopatici sono di due tipi. Quelli veri che corrispondono a quanto descritto ed un’altra categoria che contiene sostanze naturali etc.,comunque farmaci. Per i primi l’articolo è più che esauriente. I pazienti che rispondono a queste terapie, parlo in particolare di soggetti asmatici risponderebbero altrettanto bene a trattamenti psicoteraupetici e spesso lo fanno. Del resto la medicina spesso vive (anche quella ufficiale ) di queste truffe e tanti farmaci non vengono realmente testati contro placebo. Lo stato che fa? Bene lo stato in pratica consente la vendita del prodotto (infischiandosene del consumatore) ma si rifiuta di rimborsarlo. E così si permette di vendere in farmacia ( che è comunque una concessione di stato e come tale inganna il cittadino) prodotti omeopatici e non la cui efficacia non è dimostrata ………………………………………………………….. Della serie: attacchiamo l’omeopatia che è a mio modo di vedere una vera truffa, ma educhiamo la gente e se mai qualcuno attraverso associazioni di consumatori o similari decidesse di attaccare l’omeopatia ( che andrebbe realmente proibita) attaccasse anche la vendita di farmaci di non provata efficacia in farmacia o almeno richieda la scritta “farmaco la cui efficacia non è stata dimostrata in studi in doppio cieco”…………. …………………………………………………………………………………. é una grande truffa in cui ovviamente l’omeopatia si è ritagliata il suo angolino che verosimilmente al di là della sua natura (farmaci contenenti acqua) forse è proprio l’angolino più sporco. Ma qui lo sporco è evidente…………………………

Sergio Canini:
La lettera del dr. Buonamico, che pubblico solo per la parte che riguarda l’omeopatia, mi offre lo spunto per ulteriori riflessioni. Gli omeopati hanno a disposizione, per curare (?) i loro pazienti, due tipi di farmaci: i farmaci omeopatici che come abbiamo visto sono fasulli in quanto non possono avere efficacia terapeutica, ed i farmaci a base di prodotti naturali (prodotti per lo più di origine vegetale) e che sono veri farmaci, conosciuti anche dalla medicina ufficiale ma probabilmente caduti in disuso perchè sostituiti da prodotti più efficaci, che però non sono farmaci omeopatici in quanto non fanno parte della serie “similia similibus ecc.” Pertanto chi si cura (?) dall’omeopata è comunque ingannato. Lo è quando gli viene dato un farmaco omeopatico perchè inefficace, e lo è quando gliene viene dato uno naturale, che potrebbe anche curarlo, che però non è un prodotto omeopatico. Un po’ come se l’agopunturista iniettasse l’antibiotico od un altro farmaco con gli aghi.

Un’altra lettera
Sono un omeopata, vorrei chiederle di affrontare l’argomento secondo un altro punto di vista. E’ infatti vero che Hahnemann conosceva ed apprezzava l’uso dei vaccini, perchè erano in piccole dosi e quindi, come egli scrive nell’Organon dell’Arte del guarire, spesso le malattie naturali posso guarire meglio di quelle , prodotte artificialmente; ma a dosi massicce, quelle naturali possono produrre anche la morte, cosa che invece i vaccini non fanno.
Pur tuttavia, Hahnemann conosceva bene un fenomeno importante, che tutti possiamo riprodurre: l’ambra, che se strofinata produce una sorta di campo invisibile, come lo definisce Hahnemann, col quale vengono attratti altri oggetti. Vide che gli oggetti inanimati si potevano animare, strofinandoli, perchè dentro di loro c’era “qualcosa” che si attivava.
Da questo e dagli studi sul mesmerismo, che fece e sperimentò egli stesso, pensò ad una forma energetica, invisibile, naturale, che si poteva attivare, risvegliare nelle sostanze apparentemente inerti.
Mettendo insieme la riduzione delle dosi, poichè quelle massicce provocavano danni, il risveglio dell’energia insita nelle sostanze apparentemente inerti e il consigli di dare “dosi minime”, prepare i rimedi omeopatici: piccole dosi, infinitesimali; potentizzate; da somministrare a cucchiaini, o a globuli o a granuli.
La scientificità del rimedio omeopatico, che non è un farmaco tradizionale, sta nel fatto che se somministrato in altre quantità, per tre volte al giorno o più, senza mai modificare la potenza con altre soccussioni, comincia a produrre sintomi sulle persone sane, atto chiamato “proving” o, come dice Hahnemann, sperimentazione pura. La scientificità sta nel fatto che chiunque sulla terra, in qualunque momento della storia, di qualunque età, sesso, condizione sociale, eccetera, durante la sperimentazione pura accuserà i sintomi prodotti dal rimedio sulla propria persona; sintomi nuovi, mai avuti prima, mai provati prima, anche a livello mentale ed emozionale. Questo aspetto può essere ripetibile sempre e non è dovuto all’effetto placebo perchè la persona non sa di quale rimedio sta facendo sperimentazione, non sa in che dose lo ha preso, non sa neppure SE lo ha preso, perchè la sperimentazione può essere fatta anche a doppio cieco.
Distinti saluti,
Roberta

Sergio Canini:

Gentile dottoressa Roberta,
la sua lettera, che ricevo dopo quella del Sig. Paolo, audiofilo; è talmente garbata, che mi dispiace dover polemizzare con lei, ma lei porta acqua al mio mulino e non posso non approfittarne. Quando, nel mio articolo, faccio l’ipotesi che Hahnemann fosse stato influenzato dalla pratica della vaccinazione, in realtà adombro quella che non l’avesse capita, attribuendo a tale pratica proprietà curative, mentre ora tutti sanno che essa ha il fine di far contrarre forme lievi della stessa malattia che si intende prevenire, per stimolare l’organismo alla produzione degli anticorpi. Lei conferma la mia ipotesi, Hahnemann non capì. Il suo passo successivo sulle malattie naturali e quelle artificiale e sulle piccole dosi non mi è chiaro, forse dovrei a mia volta leggere L’”Organon Dell’Arte Del Guarire” (con tutte le maiuscole fa ancora più effetto) rispondo comunque che per ogni sostanza terapeutica, vaccino, farmaco, esiste una dose ottimale (dose terapeutica), che può essere piccolissima, piccola, media, grande, al di sotto della quale la sostanza è inefficace, al di sopra dannosa. Punto e basta, la riduzione di quantità non conferisce di per sè proprietà terapeuteche, ma anzi le riduce se non viene più somministrata la dose ottimale. Ma Hahnemann era senz’altro un attento osservatore dei fenomeni naturali notando che l’ambra strofinata poi attira dei corpi. Oggi noi possiamo fare quotidianamente la stessa esperienza con il nostro pettine che, dopo che lo abbiamo usato, è in grado di attirare i capelli. La spiegazione del fenomeno è su qualunque libro di fisica per le scuole medie ma, al tempo di Hahnemann la cosa poteva appariva misteriosa. E’ inutile dire che l’interpretazione che egli diede del fenomeno non è la stessa che si trova sui libri ed apprezzo il fatto che lei la riferisca senza imbarazzo.
Sul mesmerismo ho dovuto documentarmi perchè non sapevo cosa fosse. Ecco, veda, una persona del mio secolo, dotata di media cultura, non impiega più di un minuto per studiare il mesmerismo e per condannarlo (cioè considerarlo una fesseria). E’ possibile che nel 18° secolo occorresse più tempo per arrivare alla stessa conclusione, quanto poi a studiarlo ed a prenderlo per buono, cosa che lei fa intendere riferendosi ad Hahnemann, e, insieme agli altri elementi che lei cita, costrurci sopra un nuovo tipo di medicina (l’omeopatia, appunto), non depone certo a favore di questa. Sono certo che lei sa di cosa si tratta, ne accenno brevemente a beneficio di chi invece, come me prima, non ne sapesse nulla. Dunque Mesmer, contemporaneo di Hahnemann ed anch’egli medico, assertore dell’influsso dei corpi celesti sulla salute umana, si interessò alle proprietà magnetiche che alcuni minerali possiedono e ritenendo che analoghe proprietà avessero anche gli organismi viventi (magnetismo animale) ritenne di poter curare gli individui malati con l’imposizione di calamite sulle parti del corpo interessate alla malattia. Successivamente perfezionò il proprio metodo di cura facendo fare ai pazienti, anche riuniti in gruppi collettivi, bagni in acque magnetizzate,…… e non mi pare debba aggiungere altro, anche se non mancherebbe il materiale. Andando oltre nella sua lettera noto che lei usa il verbo potentizzare, che non so cosa significhi. Forse sostituise dinamizzare, il cui significato è ormai stato svelato? Ma la parte più curiosa della lettera è dove lei dice che “La scientificità del rimedio omeopatico, che non è un farmaco tradizionale, sta nel fatto che se somministrato in altre quantità, per tre volte al giorno o più, senza mai modificare la potenza con altre soccussioni comincia a produrre sintomi sulle persone sane, atto chiamato “proving” o, come dice Hahnemann, sperimentazione pura” .
Come spiega dopo, chi fa l’eperienza del proving, “accuserà i sintomi prodotti dal rimedio sulla propria persona; sintomi nuovi, mai avuti prima, mai provati prima, anche a livello mentale ed emozionale”.
Dato per buono quello che lei scrive (ma la decrizione pare copiata da un testo che riferisca le sensazioni che provocano certe droghe) le chiedo: tutti i rimedi omeopatici, se usati nel proving, provocano gli stessi sintomi, indipendentemente dal principio attivo contenuto? Se sì, come pare, ciò non dà forse ragione a chi sostiene che i rimedi omeopatici sono tutti uguali (in quanto contengono solo acqua)? E’ forse, come dice lei, la potentizzazione che conferisce a tali rimedi questa straordinaria proprietà? Concludo ringraziandola per la sua lettera e per gli ulteriori elementi di concoscenza che mi ha fornito sull’omeopatia (esperimenti con l’ambra, mesmerismo, “proving” ecc). Purtroppo tali elementi rafforzano la mia convinzione che ritenere l’omeopatia pratica medica o attività scientifica, se poteva essere discutibile nel 18° secolo, oggi è improponibile.

Sergio Canini

Roma, 4 novembre 2003
Fonte: “IL MEDICO DI FAMIGLIA”

L’omeopatia sconfitta in tribunale

Un processo intentato contro Piero Angela, accusato di denigrare l’omeopatia, si è concluso favorevolmente per il divulgatore di Superquark

03 novembre 2003 – Uno dei due processi intentati contro Piero Angela a nome dell’omeopatia dalla SIMO (Società Italiana di Medicina Omeopatica) e la FIAMO (Federazione Italiana delle Associazioni dei Medici Omeopatici), è giunto a una rapida conclusione: il giudice, dopo avere esaminato gli atti, ha infatti ritenuto di respingere la querela e ha condannato l’associazione querelante a pagare le spese legali di Angela. Resta un altro processo ancora in corso: la prossima udienza è stata fissata per il 22 novembre.
Piero Angela era stato chiamato in giudizio dopo una puntata di Superquark sull’omeopatia. Angela aveva replicato alle contestazioni spiegando che negli archivi della Rai si trovano dozzine di programmi acritici dedicati all’omeopatia: il servizio presentato da Superquark cercava unicamente di riequilibrare (per quanto possibile) la situazione.
“Il mio mestiere non è quello di raccontare alla gente quello che vorrebbe sentirsi dire” aveva spiegato Angela. “La scienza non è come la filosofia, dove gli ascoltatori possono sentire entrambe le campane e poi decidere per conto proprio. La scienza non si fa sulla base del voto dei telespettatori”.