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Importanza della Risposta in Frequenza

Massimo Piantini (Max Research):

“…se ho ben capito quello che scrivi, gli ampli a valvole non avrebbero una risposta completamente piatta e pertanto risulterebbero con un suono “eufonico”.

Per la mia esperienza ritengo che questo sia reale e che l’ascolto si influenzato da questi parametri.

Invece dopo il tuo invito a cercare quegli scritti sul sito della Tangerinetech, ho trovato ciò che mi segnalavi:

http://www.tangerinetech.net/downloads/freq_rg.pdf

Ho trovato molto interessante quanto scritto sia da Simone Bianchi che da te. La tabella che tu proponi, non solo è utile per comprendere quale siano gli effetti di alterazioni della risposta in frequenza di un diffusore, ma confermano tutte le mie esperienze fatte in tutti gli anni di ascolto di musica e sistemi hi-fi.

Sono rimasto colpito da due frasi dette una da Bianchi e una da te, che condivido e che spiegano tutte le mie scelte di produttore di musica.

- Bianchi dice testualmente:

“…Mi è capitato di ascoltare sistemi che andavano a privilegiare determinati parametri (ambienza, dinamica) distruggendone letteralmente altri (timbrica, realismo). Si può parlare ancora di alta fedeltà?”

Ho sempre pensato che delle componenti di un messaggio musicale, che per semplicità divido in TIMBRICA, DINAMICA, RICOSTRUZIONE AMBIENTALE, (ma naturalmente vi è una gamma grandissima di sfumature in ognuno di questi aspetti del messaggio musicale) ognuno di noi privilegi un aspetto o un altro a seconda del suo modo di percepire e interpretare le informazioni uditive che arrivano al proprio cervello. Pertanto, a seconda di questa inclinazione, che privilegiare alcuni aspetti piuttosto che altri, scegliamo il ns. sistema hi-fi e lo componiamo per riprodurre questa percezione uditiva che abbiamo immagazzinato nel ns. cervello. Questo spiega come mai vi siano una così grande varietà di impianti che suonano in maniera molto diversa, formati combinando in maniera personale i componenti di un sistema hi-fi. Ognuno di noi cerca di riprodurre quello che ha percepito del totale dell’evento sonoro, attraverso un sistema che privilegi gli aspetti a lui più graditi…”

- Invece tu, ad un certo punto, dici:

“…Sappiamo infatti che un sistema audio non può ‘clonare’ esattamente il campo di pressione sonora esistente in una sala da concerto, bensì restituisce un ‘fantasma’ derivante da un segnale elettrico ottenuto in ambienti diversi con tecniche microfoniche ampiamente variabili.”…”

Condivido in pieno questa tua affermazione (n.d.r. In realtà la frase riportata è di Simone Bianchi, ma può essere tranquillamente usata anche per rappresentare correttamente il mio pensiero in proposito. R.G.) e proprio perché la trovo fondamentale per proseguire nel tentativo di “ricreare l’evento sonoro quanto più vicino possibile a quello registrato nella sala da concerto”, che ho deciso di dedicarmi al multicanale…